Chi è Guy Baldwin
Ringraziamo Guy
Baldwin per averci consentito di tradurre e pubblicare questo articolo su
Legami, ed Ambrosio per
averci consentito il libero uso del materiale raccolto nel suo sito. Link alla
versione originale: http://www.evilmonk.org/a/oldguard.cfm
Questo saggio apparve per la prima volta nel numero 150 della rivista Drummer Magazine, nel settembre del 1991, ed è stato poi incluso nella raccolta di saggi dello stesso autore dal titolo “Ties that Bind” , disponibile ancora
oggi direttamente presso l’editore: http://www.daedaluspublishing.com/
Leggendo una recente intervista a Brian Dawson, sono
incappato in alcune sue osservazioni a proposito della “Vecchia Guardia” nello
stile di vita Leather. Per quanto io abbia usato quel termine in un pezzo
scritto quasi tre anni fa, solo recentemente ho realizzato che molto probabilmente nell’ambiente leather molta gente non ha la
minima idea di cosa il termine “Vecchia Guardia” realmente significhi. Sono
certo di non aver mai visto in giro una descrizione di quello stile (perché era
uno stile) perciò voglio offrirne una adesso. Ho portato la tessera della
Vecchia Guardia accanto alla cartolina precetto nel mio portafogli abbastanza a
lungo da essere probabilmente
qualificato per offrire quanto segue, perciò eccolo qui...
Prima di tutto, un po’ di retrospettiva storica sarà più utile
di quel che possiate immaginare. “Vecchia Guardia” è in realtà un termine
improprio – un nome sbagliato – per l’insieme di comportamenti che presero piede tra la metà e la fine degli
anni ’50 tra gli uomini della comunità Leather, qui negli Stati Uniti. E’
veramente importante ricordare che la moderna scena Leather, così come la
conosciamo oggi, prese forma per la prima volta tra gli uomini che tornavano a
casa come reduci della seconda guerra mondiale (1939-1945).
Per molti omosessuali di quell’epoca, il servizio nella
seconda guerra mondiale fu la prima esperienza omosociale (la prima volta in
cui si ritrovarono a contatto sopratutto con altri uomini per un periodo
significativamente lungo), la loro prima volta lontano dal posto dove erano nati
e cresciuti, e la loro prima esperienza nello
stringere legami con altri uomini in una situazione altamente
stressante. La guerra era (ed è) una faccenda seria; la gente moriva, i
commilitoni dipendevano l’uno dall’altro per la sopravvivenza, la situazione
era critica. La disciplina era all’ordine del giorno, ed il paese credeva che
solo la disciplina e la dedizione potessero vincere la guerra e proteggere la
libertà (avete mai notato il forte sentimento patriottico evidente agli incontri
leather?).
In ogni modo, questi veterani omosessuali avevano imparato il valore ed il
piacere della disciplina e del lavoro duro posti a servizio di un nobile scopo.
Avevano anche imparato a giocare duro quando capitava l’occasione di avere un
po’ di tempo libero. Ed in effetti, la vita militare in tempo di guerra era (ed
è) un misto di emozioni estreme generate dalla consapevolezza di poter letteralmente “morire da un momento
all’altro”. Per ultimo (almeno per i nostri scopi) i veterani gay avevano
l’intima certezza di aver combattuto e servito strenuamente almeno quanto i
loro commilitoni etero, e questa consapevolezza rafforzò la loro autostima.
Tutto questo finì per essere associato al disciplinato stile di vita militare
prevalente durante gli anni di guerra.
Anche se non tutti gli omosessuali dell’epoca prestarono
servizio militare, quelli che non lo fecero furono comunque influenzati dagli
atteggiamenti militari attraverso il
contatto col gran numero di soldati che potevano essere visti ed incrociati
ovunque, durante ed immediatamente dopo gli anni di guerra. In ogni caso, tutte
queste cose influenzarono fortemente la forma
della sessualità omosessuale maschile.
Col ritorno in patria intorno al 1946, molti veterani gay
vollero mantenere gli aspetti più soddisfacenti della loro esperienza militare
e, allo stesso tempo, intrattenersi socialmente e sessualmente con altri maschi
gay. Scoprirono presto che solo nella spavalda sottocultura dei motociclisti
esistevano queste opportunità, e così nacquero i biker club gay. Fu lì che ritrovarono
quel misto di semplice cameratismo, abitudine al rischio ed allo stress (le
corse in motocicletta) e sessualità mascolina che avevano conosciuto durante il
servizio militare.
Poiché in ambito militare puoi capire chi è chi solo se indossa l’uniforme, questi uomini
inconsapevolmente (nella maggior parte dei casi) trasferirono la loro lealtà
alla loro propria uniforme – la bardatura in pelle dei motociclisti, con
l’aggiunta di qualche tocco paramilitare. Le insegne dei club spesso
richiamavano quelle di reparti militari speciali: Thunderbolts, Warriors, Blue
Max e Iron Cross1, per nominarne giusto qualcuno. I soci dei club
scambiavano le loro insegne con i soci di altri club in segno di amicizia; i
rituali di battesimo venivano trasferiti da carri armati, navi ed aeroplani
alle motociclette, con il piscio che sostituiva lo champagne; i berretti militari divennero i berretti dei
motociclisti – tutto era proprio come era stato durante il servizio militare.
Per inciso, durante la guerra i soldati spesso inscenavano degli
spettacolini per divertirsi. Dato che alle donne non era consentito il servizio
in prima linea, alcuni uomini impersonavano i ruoli femminili indossando
abbigliamenti burleschi (come in una scena del film “South Pacific”)2.
Più tardi questa tradizione avrebbe trovato espressione negli show delle ‘Drag’
durante i raduni motociclistici. Cioè, uomini mascolini fingevano di stare
fingendo di essere donne – ma non assolutamente ‘Drag’. (Succede ancora da
qualche parte).
In ogni caso, prestare servizio militare significava seguire
un sacco di regole. E proprio come nel servizio militare, c’erano regole
(tacite) a proposito di come vestire, come gestire gli affari personali, con chi socializzare o meno, e così via. Tutto
era immerso in una sorta di formalismo rituale, esattamente come nel servizio.
Quelli che erano realmente interessati alla dominazione e sottomissione, al SM,
tendevano a prendere queste regole molto più seriamente di quelli che si
ritenevano semplicemente “Butch”3. I butch indossavano solo quel tanto
di pelle che gli consentiva di star comodi
in motocicletta, mentre chi era interessato alla sessualità alternativa
indossava più bardature del necessario per segnalare questo aspetto di sè, ma tutti
si frequentavano con tutti , mescolandosi negli stessi ambienti. Come potete
immaginare, in qualche caso la stessa persona poteva essere sia un biker che un
sadomasochista.
Un’osservazione a parte: prima e durante la guerra i
sadomasochisti cercavano di identificarsi a vicenda senza scoprirsi troppo
domandando: “Suoni il mandolino o il sassofono?”, per capire chi di loro era masochista o sadico
dall’iniziale dello strumento. Tutto questo mentre indossavano abiti civili! La
creazione di una sottocultura “maschia” da parte dei veterani gay permise alla
gente di specializzarsi negli interessi sessuali in un modo impossibile in precedenza. Prima di questo sviluppo non era evidente che
ci potessero essere molti modi diversi di essere gay.
I club di motociclisti, ed i bar dove si incontravano,
divennero allora i centri di attrazione per i gay interessati all’estremo
mascolino dello spettro omosessuale, ma erano i gay leather a rappresentare la
mascolinità estrema, a quell’epoca. (Oggi sappiamo che ci sono molti modi per
essere mascolini). Questo significava che chi era attratto dalla sessualità
alternativa si sentiva praticamente costretto ad esplorarla nel contesto della scena leather, dato che
non c’erano alternative. Non avere interesse nelle motociclette o nella pelle
nera significava soltanto sentirsi comunque
costretti a visitare i loro luoghi di ritrovo, vestendosi nel modo
giusto e recitando la parte il più
possibile, per trovare la strada verso il circolo ristretto di coloro che
sembravano sapere qualcosa a proposito della sessualità alternativa. Questo
significava scoprire quali erano le regole di accettazione (come posso essere
accettato?) per guadagnarsi l’ingresso. In qualche misura questo è ancora vero
perché ancora prevale l’attitudine di pensare che “l’uniforme” indichi
esperienza ed accettazione sociale da parte di “Color che sanno”4.
E così la Scena divenne Es-clusiva invece che In-clusiva,
nel senso che le persone all’interno della scena conoscevano e capivano le regole e cercavano di tenere
fuori gli estranei – di escluderli. Estraneo veniva definito chiunque (maschiaccio
o meno) non avesse un interesse primario né esperienza nella sessualità
alternativa, o almeno nelle motociclette. (Questo atteggiamento esclusivo era
anche probabilmente rinforzato dal senso di colpa di essere sadomasochisti).
So che questo miscuglio di sadomasochisti e motociclisti può
sembrare strano oggi, ma questo era il modo in cui la scena funzionava allora
e, in qualche piccola misura, ancora oggi. Durante gli anni ’80, con l’emergere
delle organizzazioni e specialmente degli eventi leather SM, la comunità dei
bikers e quella leather Sm si sono progressivamente separate, tanto che oramai
gli appartenenti all’una sono ignorano o sono del tutto indifferenti a quel
che accade nell’altra.
Questa separazione crescente è più profonda nelle grandi
città, dove c’è abbastanza popolazione da sostenere entrambe le comunità,
ciascuna con le sue necessità e programmi. Di conseguenza, molti antichi e
venerandi club motociclistici hanno subito un crollo nelle iscrizioni, ed
alcuni si sono addirittura sciolti.
Ma per la maggior parte, gli amanti della sessualità
alternativa si sono separati dai bikers man mano che il processo di specializzazione
erotica continuava. In generale la comunità dei motociclisti non pare essersi
preoccupata granchè di questo cambiamento, forse perché molti dei soci dei
bikers club sono contrariati o imbarazzati dalla visibilità erotica dei
“confratelli” sadomasochisti. Ma per
quanto riguarda questa discussione, è importante notare che molti sadomasochisti
conservarono i cerimoniali paramilitari, le abitudini ed i comportamenti di quel primitivo nucleo
di veterani gay di ritorno dalla seconda guerra mondiale.
Cosa ancora più importante, questi aspetti della mentalità
militare si fusero con gli interessi sadomasochistici finendo per essere erotizzati e diventando dei fetish di per sé.
Questi uomini dunque furono l’originale “Vecchia Guardia” e non è quindi una sorpresa se le loro regole paramilitari di
inclusione ed esclusione ancora oggi
influenzano l’ambiente sadomasochista.
Dunque, quali erano le (tacite) regole della Vecchia
Guardia? Eccone alcune tra le più importanti che vigevano negli anni ‘70
Sull’abbigliamento
Indossare sempre stivali, da maschio, preferibilmente neri.
Indossare sempre una cintura di cuoio nero, semplice, non
fantasiosa.
Mai mischiare pelle marrone con pelle nera.
Mai mischiare ornamenti argentati e cromati con altri
ottonati o dorati.
Solo pantaloni lunghi, jeans Levi’s o di pelle, mai
calzoncini.
I gambali da cowboys implicano più coinvolgimento dei
Levi’s, ed i pantaloni di pelle più coinvolgimento dei gambali, specie se
indossati regolarmente.
Le giacche in pelle devono avere le spalline (tranne che per
i motociclisti)
I copricapo elaborati sono riservati si Top, od ai
Bottom veramente tosti
Un bottom non possiede collari, a meno che un particolare
Top non abbia consentito a quel bottom di custodire il suo collare. Un bottom
che indossa un collare è uno schiavo, ed appartiene al proprietario del collare
che, presumibilmente, ne ha le chiavi. Gli altri Top non possono intrattenersi
in conversazione con un bottom collarato, ma altri bottom sì. Se la relazione
finisce, il collare deve essere restituito al Top.
Mai toccare la visiera di un berretto da motociclista,
compreso il tuo.
Mai toccare il berretto od il copricapo di qualcun altro , a
meno che non sia un tuo intimo amico o amante.
Borchie ed altri ornamenti vanno utilizzati con misura, a
meno che non siano le insegne del club.
Mai indossare i capi in pelle di qualcun altro, a meno che
non sia lui a darteli.
I capi in pelle da indossare, a parte gli stivali e la
cintura, devono essere “guadagnati” con
la partecipazione a sessioni sempre più intense.
I guanti sono riservati ai giocatori pesanti, ai feticisti
dei guanti ed ai motociclisti.
Indicare sempre le preferenze SM, esibendo il mazzo di
chiavi a destra o a sinistra.
Se stai cercando seriamente di rimorchiare, indossa le chiavi
a vista, altrimenti ficcale in una tasca posteriore.
Se sei interessato solo al sesso, anche se duro, non
mostrare le chiavi affatto.
Quelli che “swicciano” sono praticanti di seconda classe, da
non prendere sul serio perché non si sono chiariti le idee. Se devi proprio
swicciare, fallo in un’altra città.
L’abbigliamento “tutto pelle” va indossato solo dopo le 10 di sera e solo
in compagnia dei propri simili.
Rispetta il pubblico indossando meno pelle possibile durante
il giorno – non spaventare le vecchiette ( a me è capitato, una volta), e
comunque non spaventare nessuno, se è per questo.
Sulla socializzazione
ed il rimorchio
L’anzianità sociale è determinata solo dall’esperienza sulla
scena (sia per i Top che per i bottom), non dall’età, non dalla taglia, non dalla
quantità di pelle indossata, non dai
ruoli di responsabilità nelle organizzazioni, non dai premi ricevuti o dai
titoli vinti.
Ai Top ed ai bottom esperti deve essere accordato il massimo
del rispetto, a meno che non si comportino malamente – ci si aspetta che tutti
rispettino le buone maniere – le cattive maniere sono inescusabili e possono minare lo “status” sulla Scena (limitando
perciò l’accesso a Color che Sanno per informazioni e possibilità di gioco)
I veri leathermen mantengono la parola data, non prestano né
si fanno prestare denaro; trattano i propri affari con onore ed integrità; non
mentono mai.
I preliminari sociali vanno condotti in modo formale.
Gli “Anziani” (Top o bottom) non devono essere interrotti
mentre parlano.
A parità di esperienza, è il Top a condurre la
conversazione.
Nelle situazioni sociali, i Top inesperti devono trattare con deferenza i Top ed i
bottom anziani.
I bottom inesperti devono trattare con deferenza tutti sulla
Scena, ma non gli estranei alla Scena.
Quando si muovono insieme, il bottom deve camminare mezzo
passo indietro ed alla sinistra del Top col quale è in relazione o sta
giocando.
Sta al Top o al bottom esperto stendere la mano per primo per
invitare ad una stretta. ( Il contatto fisico va strettamente limitato negli
incontri iniziali tra estranei). MAI
abbandonarsi alla droga o all’alcol in pubblico, né attirare in alcun altro
modo un’attenzione negativa su di sè – comportarsi così disonora tutti gli
appartenenti alla Scena.
I Top devono sempre avere le prime due opportunità di
avviare un contatto verbale o fisico.
Più si è sottomessi, meno si guarda negli occhi direttamente
– guarda spesso i Suoi stivali o fissali solo quando stai cercando di
rimorchiare; altrimenti fallo meno spesso. Più si è dominanti, più si guarda
fisso negli occhi, a meno che non ci sia alcun interesse erotico (solo quando
si rimorchia).
Chi è nella Scena non discute né scrive di essa con chi è al
di fuori. Tutti nella Scena devono essere in grado di individuare estranei che “abbiano
stoffa “ ed essere pronti a facilitargli l’ingresso nella Scena se mostrano un
sincero interesse.
Nessuna di queste regole è insegnata o spiegata ad alcuno se
non attraverso accenni, deduzioni o con l’esempio.
Le informazioni tecnico/erotiche vengono scambiate solo tra
pari.
Con coloro che sono al di fuori della Scena vanno
intrattenute soltanto relazioni formali e non coinvolgenti. Va evitato
qualunque contatto con uomini femminilizzati. Le donne non sono ammesse, anche
se gli Anziani possono di tanto in tanto avere relazioni intellettuali o brevi
relazioni sociali con donne che abbiano esperienza nella sessualità
alternativa, ma solo in forma privata.
*********
Veramente in pochi rispettavano tutte queste regole tutto il
tempo, e alcuni semplicemente si rifiutavano di seguirne qualcuna per cui
avevano una avversione personale, ma ci si aspettava che chi voleva essere
accettato seguisse la maggior parte di queste regole per la maggior parte del
tempo. A creare un po’ di confusione era anche il fatto che esistevano delle
varianti a queste regole a seconda della città nella quale capitava di essere.
La lista non è completa, ma è sufficiente a dare il senso di quello stile.
Comprensibilmente un certo alone di intransigenza circondava
gli uomini che seguivano queste regole, esattamente come circondava i militari
dell’epoca. Chi voleva essere accettato doveva risolvere il problema di trovare
un modo rilassato ed accomodante di seguirle. Questo richiedeva una notevole
abilità sociale, e chi non aveva questa abilità (o abbastanza pazienza) finiva
per rinunciare, accettando un ruolo marginale abbastanza frustrante.
Col passare del tempo, ci furono sempre più giovani ventenni
il cui sviluppo sessuale non era stato influenzato granchè dal contatto con i
militari. Perciò mancavano del materiale grezzo indispensabile per trasformare
in feticci gli aspetti della vita militare propri della Scena della Vecchia
Guardia. E tuttavia, avevano ancora bisogno di informazioni ed esperienza per
aiutarli a dare forma all’urgenza dei loro desideri.
Questa gente si ritrovò praticamente senza risorse
sinchè l’affermarsi delle organizzazioni
per la sessualità alternativa mise in campo nuove opportunità educative che non
erano legate alle regole della “Vecchia Guardia”. Di conseguenza, c’è assai più
supporto oggi per i novizi che si affacciano sulla scena SM con idee diverse
(non militaresche) su cosa li attizza. Capelloni, rockettari con disegni strani
sui giubbotti, motociclisti vestiti di tutti i colori, teste rasate, donne, ed
altro ancora, si ritrovano adesso sul terreno una volta dominato dal Sistema
della Vecchia Guardia.
“Antica Vecchia Guardia”, o magari “Antica Guardia”, o forse
“Prima Guardia”, perché quello stile aveva senso considerando le influenze
erotiche che diedero forma alla vita interiore degli uomini che all’epoca si
trovavano nel momento dello sviluppo sessuale. La Vecchia Guardia diede alcuni
grandi contributi, e fece anche alcuni grossi errori, e ancora oggi fa entrambe
le cose.
Cercare di capire è più utile che limitarsi a criticare. E,
ancora più importante, quello che la Vecchia Guardia riuscì a fare per lo
sviluppo e l’affermazione della sessualità alternativa e dell’omosessualità
mascolina può essere veramente apprezzato solo sullo sfondo di quel che
esisteva prima – praticamente nulla!
Ma ricordatevi di questo, finchè avremo un esercito, e delle
forze di polizia paramilitari, e finchè quei militari avranno tradizioni di
iniziazione, rituali, regole di inclusione ed esclusione, senso dell’onore e
del servizio, ci sarà sempre una “Vecchia Guardia”. La sua forza e la sua influenza sulla Scena
SM saranno probabilmente sempre proporzionali
al ruolo giocato dai militari e dalle organizzazioni paramilitari nella
società – maggiori in tempo di guerra, minori in tempo di pace.
Ho pensato che forse vi avrebbe fatto piacere sapere.
Note alla traduzione
1)
Thunderbolt= fulmine, saetta; Warriors =
Guerrieri; Blue Max era il nome colloquiale americano per la decorazione al
valore tedesca; Iron Cross = Croce di Ferro.
2)
South Pacific, un film musicale americano a
sfondo bellico prodotto del 1958, di grande successo all’epoca.
3) "Butch" è un termine usato per indicare l'estremo virile, iper-mascolinizzato, dello spettro omosessuale, sia maschile che femminile, cioè sia per i gay che per le lesbiche. La traduzione abituale fornita dai dizionari è "maschiaccio", che, in questo contesto, ci sembrava piuttosto ridicola per i gay e vagamente offensiva per le lesbiche. Abbiamo pertanto preferito lasciare il termine originale.
4) Confronta l’esperienza personale di David Stein
nel tentativo di entrare nella “Scena” raccontata nel suo saggio “La Rivoluzione
Copernicana del SM”, pubblicato qui su Legami.