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La Vecchia Guardia Rivisitata
di Guy Baldwin
inserito da Abatenero - 09/09/2015 - Letto 998 volte.

Chi è Guy Baldwin

Nota dell’editore (Leatherati): l’articolo di Guy Baldwin che segue è la prima ed unica ristampa di questo pezzo che Mr Baldwin abbia mai autorizzato. Apparve nel numero 20 della rivista International Leatherman (oggi chiusa) nell’ottobre del 1998. Il saggio è coperto da copyright, perciò potete inserire un link a questa pagina, ma la riproduzione del saggio in tutto o in parte, ovunque pubblicato, senza il permesso dell’Autore, sarebbe sia illegale che irrispettosa.

Tradotto e pubblicato su Legami  con l’esplicito consenso dell’Autore, che ringraziamo.
Link all’articolo originale in inglese su Leatherati: 
http://www.leatherati.com/2011/09/the-old-guard-classical-leather-culture-revisited-2/

Nota generale alla traduzione: è praticamente impossibile tradurre in italiano con un termine altrettanto conciso ed esauriente il senso della parola “Leather” e dei suoi derivati: leather scene,  lethaer bar, leathersex, leathermen.  Abbiamo pertanto preferito lasciarli inalterati, confidando che questo non sarà di ostacolo alla piena comprensione del testo.

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Continuo ad essere sorpreso da quanto frequentemente le discussioni, in quelli che io chiamo “i circoli  leather”, finiscano per occuparsi della “Vecchia Guardia”. Che sia su internet, a qualcuno dei vari convegni tenuti oggigiorno per tutto il paese, ai concorsi, e persino ai tavoli da gioco, la vecchia Guardia sembra un argomento immortale. Ancora più interessante mi sembra il fatto che, a parte i puri novizi, praticamente chiunque sembra disposto a fornire la sua opinione sulla questione. Quando mi capita di partecipare a qualche evento leather, mi vengono rivolte infinite e puntigliose domande su di essa. Il lungo saggio che pubblicai in proposito alle fine degli anni ’80 rimane uno dei pezzi più citati che io abbia mai scritto.

Ancora più strano è il fatto che la Vecchia Guardia venga descritta da coloro che non ne hanno mai fatto parte come qualcosa di monolitico, una sorta di Behemoth… omogeneo e statico, il che non era il caso allora, né lo è adesso, perché, sì, la Vecchia Guardia è ancora tra noi e ancora attiva, anche se il passare del tempo sembra garantire la sua lenta trasformazione in mito e leggenda, man mano che sempre meno di noi restano a darne una descrizione reale. Forse il motivo per cui resta un argomento interessante è perché i tentativi di descriverla come una cosa morta e sepolta, invece che come una realtà culturale attiva ed in sviluppo, saranno sempre condannati al fallimento. Perciò ho deciso di provare a gettare un po’ più di luce sulla Vecchia Guardia, magari provando a parlarne in un modo diverso.

L’Età dell’Oro del Leather

A rischio di contrariare un mucchio di persone, credo di poter dire con sicurezza che la prima età dell’oro del Leather  durò grossomodo dal 1972, quando finì la guerra del Vietnam,  sino a circa il 1982. A seconda di dove uno viveva, cominciò un po’ prima (nelle grandi città) e finì un po’ dopo (in quelle più piccole).  Ma per il 1983 era chiaramente in declino, non appena il morbo cominciò a sollevare la sua orribile testa, prima con i resoconti di dilaganti malanni intestinali (dovuti per lo più a parassiti ed a qualcosa chiamato “Gay Bowel Syndrome”)1, poi con i primi rapporti sul “cancro dei gay”, che diede luogo al GRID (Gay Related Immune Disorder)2  e finalmente all’AIDS (Acquired Immune Deficiency Syndrome). Nel 1985 la festa era finita, o stava per finire, quasi dappertutto. Il vento aveva smesso di gonfiare le vele del mondo Leather  così come lo avevamo conosciuto,  e noi cominciammo a rannicchiarci per il lungo viaggio notturno verso la luce del giorno, che potrebbe cominciare ad albeggiare solo ora. La giuria non ha ancora raggiunto il verdetto, comunque.

Non fosse stato per la comparsa della malattia nel paesaggio erotico, è del tutto possibile che non avremmo avuto alcuna questione Vecchia Guardia, e forse persino nessuna Vecchia Guardia di cui parlare. La mia idea è che, non fosse stato per l’HIV, il processo attraverso il quale i nostri “giovani”  leather  venivano introdotti a socializzare nel nostro mondo avrebbe potuto continuare per decadi come prima, evolvendo ordinatamente più o meno come era accaduto sin dagli anni ’50. Ogni nuova e leggermente diversa generazione di principianti sarebbe stata a suo modo assimilata nel tessuto esistente della cultura leather, esattamente come era sempre accaduto.

Con questa osservazione intendo suggerire che il mondo del leathersex può essere meglio inteso come una cultura – una sottocultura, se volete – nella quale siamo trascinati dalle nostre gonadi, continuamente in cerca di sempre più profonde ed uniche avventure e soddisfazioni erotiche. Prima del dirompente incontro di questa sottocultura con l’HIV, un omosessuale in cerca della sua identità sessuale avrebbe finito per varcare la soglia dell’Ambiente Leather ( i leather bar, gli eventi motociclistici gay, le feste dedicate) per la prima volta. Presto si sarebbe reso conto dell’esistenza di un ordine  sociale  che influenzava largamente il modo in cui informazione ed esperienza venivano rese disponibili. Questo ordinamento sociale è quel  che ha finito per essere chiamato Vecchia Guardia. Considerarlo qualcosa di semplicemente sessuale significa fraintenderne completamente lo scopo.

Quando mi avventurai per la prima volta nell’ambiente leather, nel 1965, ne ero perfettamente consapevole, ma, a quel tempo, non aveva altro nome che, forse… “La Scena Leather”... o semplicemente “La Scena”.  E nell’ambiente leather c’era chiaramente chi  era “nella Scena” e chi no, ed era normalmente possibile fare la distinzione semplicemente guardandosi intorno e osservando attentamente.

Qualcuno nell’ambiente leather indossava quella che chiamerò “l’uniforme” e qualcun altro no.  In mezzo c’erano quelli che indossavano l’uniforme solo in parte, in una misura od in un’altra; in generale, più completa era l’uniforme, maggiore era l’identificazione con la Scena. Le parti dell’uniforme comprendevano: stivali, Levi’s stazzonati, una semplice cintura di cuoio, una semplice T shirt, un mazzo di chiavi (esposto a destra o a sinistra), giacca in pelle da motociclista, un giubbotto Denim con o senza le “insegne” del club motociclistico, berretto in pelle, guanti in pelle, gambali da cowboy, e pantaloni di pelle. Queste erano la parti base dell’uniforme, approssimativamente in ordine progressivo di  importanza, sebbene berretti e pantaloni in pelle tendessero ad essere indossati assai più spesso dai dominanti che dai sottomessi di tutti i tipi. E tutto nero, sempre.

I gilè di pelle erano rari. Le imbracature e i bracciali in pelle erano sconosciuti; il codice dei fazzoletti doveva ancora essere inventato; e nessuno aveva mai visto una frusta in pubblico.  Persino lo sfoggio di manette era raro, e considerato una cosa oltre i limiti del buon gusto. Gli anni ’50, dopo tutto, erano appena alle nostre spalle. Ma queste erano solo le cose visibili ad occhio nudo, e solo un terzo di quello che occorreva per essere pienamente nella Scena. L’uniforme era la parte facile, nonostante il fatto ci fossero solo una manciata di negozi in poche città  che si approvvigionassero specificamente per le nostre necessità. Non c’erano nemmeno riviste specializzate, nessun’altra organizzazione che i club motociclistici, né i concorsi per i titoli. Non c’era altro che l’urgenza del desiderio e l’inebriante energia sessuale che permeava quei pochi leather bar che esistevano all’epoca.

La seconda condizione della presenza sulla scena era l’ingresso nella rete di contatti interpersonali esistente tra gli uomini in uniforme che erano già parte attiva della scena locale. Creare queste connessioni era la vera porta d’accesso nella scena leather ed era anche (e penso sia ancora) la sfida maggiore per coloro che avevano questi interessi erotici. Questa è sempre stata la parte più difficile perché, a meno che uno avesse le giuste capacità sociali e/o il giusto aspetto, il tentativo di entrare nella scena poteva essere demoralizzante. Tuttavia, credo che lo stesso si possa dire per un gran numero di altri gruppi umani.

Quelli che avevano qualche contatto, ma non portavano l’uniforme erano considerati groupie3 o wannabe4, e quelli con l’uniforme ma senza contatti o erano profani, o tipi solitari, o banditi, a seconda del loro comportamento.

Infine, era necessario comportarsi appropriatamente in tre campi di azione: di fronte al pubblico in generale, nell’ambiente sociale leather pubblico, e nelle situazioni erotiche. Le informazioni relative agli ultimi due campi di azione erano disponibili solo se si erano in precedenza stabiliti i giusti contatti con gli uomini già presenti nella scena locale.

Quel che “appropriatamente” significava nella sfera pubblica generale era comportarsi da “ufficiale e gentiluomo”. Bisogna sempre ricordare che la prima scena leather comprendeva un gran numero di militari appena tornati dalla seconda guerra mondiale. L’impronta militarista del loro modo di socializzare si esplicava nell’assimilazione della stratificazione dell’autorità, nei modi di comportarsi del buon soldato e nella salvaguardia di quel che è conosciuto come “spirito di corpo”. Oggi possiamo riferirci ad esso come al “mantenimento della coesione e della identità del gruppo”, basato sui valori condivisi di lealtà, onore, fiducia, mascolinità e fraternità.

E quel che “appropriatamente” significava nell’ambiente sociale leather e negli incontri erotici era seguire quelli che oggi vengono chiamati “protocolli”.  Questi regolavano  i contatti tra i leathermen in base allo status nella comunità, all’orientamento erotico (Master o slave – Top o bottom), e a quello che suppongo di dover chiamare stato matrimoniale, cioè a chi era il tuo partner del momento.

A seconda da chi, quando e dove li avevi appresi, e della persona con cui ti stavi relazionando, i protocolli potevano coprire qualunque cosa, comprendendo:  il guardarsi negli occhi con gli altri, i limiti del contatto fisico, qual era il tuo posto, il modo di camminare insieme ad un altro uomo, l’uso di titoli onorifici come “Sir” o “Master”, come vestirti, come sederti, il tuo aspetto, con chi potevi parlare direttamente, le buone maniere a tavola, come fare sesso, e cosa ci si doveva aspettare da te in ogni data situazione... e anche un sacco di altre cose.

Contrariamente alla credenza popolare, c’era una enorme variabilità nei protocolli… e ancora c’è. Il motivo di questa variabilità dipende in parte dal fatto che i Dominanti di qualunque genere (Master, Top, Dad, Coach… quel che vi pare) possono cambiare o sospendere i protocolli , per sé e per il sottomesso col quale si trovano al momento, entro certi limiti. I protocolli erano qualcosa che potremmo chiamare le regole di “Default” per il comportamento erotico, e cambiavano da luogo a luogo e da comunità a comunità.

Poiché gran parte di quel che amiamo nel leathersex ha a che fare col potere e la sua espressione come autorità, i protocolli ci offrivano un modo per far sì che tutto accadesse all’interno di uno schema rassicurante. Il bisogno di questa tranquillità è molto probabilmente la ragione per cui i protocolli della Vecchia Guardia sono durati così a lungo – piacciono ad un sacco di gente.

Durante gli anni ’50, ’60, ’70 e fino agli anni ’80 ogni città con una scena leather includeva generalmente  due nobiltà; all’inizio erano praticamente la stessa cosa, ma col passare del tempo divennero sempre più distinte l’una dall’altra. Erano la Vecchia Guardia e  l’ambiente del Club Motociclistici.

Non voglio spendere troppo tempo qui con i dettagli sull’ambiente dei Club, nonostante il fatto che la rete dei Club fosse un aspetto centrale del mondo leather,  dal suo inizio alla fine degli anni ’40 sino a ben dentro gli anni ’80.  Ma noi non dobbiamo consentire, al filone principale della comunità gay e lesbo, di dimenticare che i club motociclistici che si diffusero dopo la seconda guerra mondiale furono tra le prime organizzazioni gay degli Stati Uniti, o che le prime raccolte fondi a favore dei gay furono organizzate dai Club per aiutare quei soci che erano rimasti feriti. Per quel che sono stato in grado di apprendere, i dirigenti di quei club furono tra i primi leader  gay eletti  in questo paese.

Per i miei scopi, qui, è importante dire che i Club organizzavano eventi chiamati “runs”, che erano escursioni in motocicletta  in località di campagna, normalmente durante un weekend lungo, nei quali i soci si incontravano... e giocavano. Prima che molte città avessero dei bar, c’erano i biker club, ed i loro eventi fornirono il primo vero spazio leather  a moltissima gente in quei primi anni, me incluso.

Molti dei soci e degli ospiti di questi club praticavano quello che all’epoca chiamavamo sesso duro,  e qualcuno era anche un feticista amante del bondage e del SM. Non è difficile vedere come l’influenza di coloro che avevano un retroterra militare rendesse la commistione di sesso ed autorità relativamente facile. I leader dei club godevano di un certo status nella loro zona, e divennero una sorta di temporanea nobiltà ed un ricorrente modello di comportamento per i leathermen, in conseguenza del loro carattere, che a sua volta era stato influenzato dal servizio militare.

Ma non tutti i soci erano interessati a quello che oggi chiameremmo leathersex, e col tempo quelli che erano interessati a questo tipo di sesso cominciarono lentamente ad isolarsi dalla scena dei club, a meno che, naturalmente, non fossero dei motociclisti  fanatici. Quelli che bramavano praticare il leathersex costituirono il brodo primordiale dal quale nacque la Vecchia Guardia. All’inizio erano profondamente parte della scena dei club, ma progressivamente sempre meno, sinchè col tempo...  Oggi sono realtà interamente distinte, specie nelle grandi città.

Sembra in qualche modo ironico il fatto che in molti posti furono i club motociclistici a dare origine ai leather bar... ma una volta che i bar presero piede, il club non furono più l’unica possibilità. Lentamente il loro favore cominciò a declinare, col risultato che oggi, nella maggior parte delle località, solo i motociclisti fanatici sono ancora coinvolti nella vita dei club.

La Nobiltà Feudale della Vecchia Guardia

Uno dei modi più facili ed utili di immaginare la Vecchia Guardia è immaginare ogni città con alcuni “Baroni” leather. (“Baroni” è una parola che uso giusto per chiarezza, avrei potuto scegliere altrettanto facilmente duca, o conte. Questa gente non aveva titoli, a parte in un paio di città dove il titolo “Grand Master” era, ed è ancora raramente, in uso). Questi erano uomini che avevano vissuto nella scena per un bel po’, capivano le regole di comportamento, avevano esperienza ed erano i vecchi saggi del villaggio. Ognuno di questi anziani agiva fondamentalmente come una sorta di padrino,  ed avevano quel che si poteva approssimativamente chiamare “famiglie” o “clan”.

Ognuno di costoro manteneva una serie di tradizioni, basate sul suo personale bagaglio culturale, che gli appartenenti alla sua famiglia dovevano rispettare per avere diritto a farne parte. La cosa più importante da ricordare qui è che alcune di queste tradizioni erano condivise dai vari clan, mentre altre erano specifiche di ciascun particolare clan.  Era possibile far parte di più di uno di questi clan alla volta, a condizione che i vari baroni fossero in buoni rapporti tra di loro, ovvero che si ignorassero a vicenda.

Così, per esempio, Joe Blow di Kansas City poteva essere cresciuto ed entrato nella scena a New York, e poi essere tornato a stabilirsi a Kansas City, portando con sé le tradizioni che conosceva e capiva. Avrebbe poi spesso aggiunto qualche Protocollo per assecondare i suoi gusti, ed abbandonato e modificato qualche altro… specialmente se era un Dominante. Se era sessualmente attivo ed “orientato alla famiglia”, avrebbe ben presto attirato l’attenzione degli altri nella comunità. Col tempo, avrebbe avuto il suo proprio clan, con i suoi membri satelliti,  e sarebbe stato accettato come pari dagli altri baroni. Le grandi città potevano avere sino a dieci o quindici di tali personaggi, mentre  quelle più piccole,  come Denver, potevano averne solo tre o quattro, nel 1965.

Più spesso che no, un barone intratteneva rapporti con altri baroni della sua città, e/o altre città. Questi rapporti servivano spesso per facilitare l’introduzione formale dei membri del loro clan che viaggiavano da una città all’altra e per fornire raccomandazioni o ammonimenti circa i praticanti locali. E’ mia impressione che dettagliati scambi di informazione circa i protocolli non fossero comuni.  Probabilmente il motivo addotto sarebbe stato il rispetto per la privacy.

Questi clan erano il meccanismo fondamentale attraverso il quale i nuovi venuti venivano introdotti nello stile di vita leather.  In alcune località i baroni stabilivano dei processi di socializzazione molto formali, in altre assai meno.

Certamente, uno dei miracoli di questo processo era che il “baronaggio” non era necessariamente dipendente dal ruolo. Nella famiglia nella quale io feci il mio coming out come leatherman, in cima alla piramide c’erano soprattutto bottom con anni di esperienza. In questa situazione era facilmente possibile che il padrino, o barone, fosse un bottom all’inizio dei  40 anni e che i nuovi arrivati fossero Top dell’età variabile dai 20 ai tardi 40 anni. Ma più comunemente, i baroni erano Dominanti - o Master o Top.

I clan sopperivano a molte delle cose che non potevamo avere dalle nostre famiglie di origine, fra cui consigli per la vita sessuale ed amorosa; una vita domestica con i nostri simili; informazioni su come funzionava il leathersex; un posto dove fare il barbecue nel weekend; informazioni su chi erano i giocatori responsabili nella comunità, e su chi fosse meglio evitare; gli importantissimi protocolli, naturalmente; ed una formazione generale.

Quando mi trasferii a san Francisco dopo il college, nel 1971, i clan ai quali mi affiliai tendevano ad essere governati da Master o Top,  ma i bottom e gli slave più anziani venivano sempre trattati col massimo rispetto dai dominanti più giovani o meno esperti, di qualunque tipo.  L’importanza centrale ”dell’ordine di beccata” in questi clan rende chiaro in retrospettiva che l’obiettivo, anche se sottaciuto, era certamente la socializzazione e l’acculturazione dei nuovi venuti, ma anche il supporto agli anziani. Questo è ciò che credo li rendesse tribali nella loro natura.

La maggior parte di noi, a quel tempo, sentiva il clan come una grande cerchia di amici che funzionava come una famiglia, ma era molto, molto di più di questo, quando lo vedi attraverso la prospettiva di decenni... c’era più amore di quanto io realizzassi a quel tempo, sebbene dubito che l’avremmo chiamato così , allora…  avrei voluto che lo facessimo, ma era un’epoca differente.

Fu in questo ambiente che imparai le regole di comportamento (i  protocolli) di un leatherman completo ed ammodo. Quando cominciai a sentirmi più sicuro di come funzionavano le cose, mi vennero affidate piccole responsabilità di mentore per i ragazzi meno esperti di me. Anni più tardi, cominciai a capire di aver preso il mio posto come anziano, ma era stato vero già per qualche tempo prima che fossi disposto ad ammetterlo.

La Nobiltà Comincia a Decadere

Tutti i baroni, tranne i più sofisticati e navigati,  spacciavano la loro serie di protocolli, le regole di comportamento,  come se fossero ereditati dalla tradizione ed universali, cosa che in realtà non erano. Era un po’ come se avessimo avuto  12 Emily Post o Martha Stewart5 (che gli Dei dei Leather ci proteggano!) a dettarci le buone maniere a tavola. Il risultato fu che, col tempo,  cominciarono lentamente ad emergere considerevoli differenze di opinione su come si pensava che certe cose andassero fatte. “Guadagnarsi “ il diritto di indossare capi leather , per esempio, era regolato in maniera estremamente formale in un Clan, ma assai meno in un altro. In qualche modo questo era un pallido riflesso delle rivalità che esistevano tra l’Esercito e la Marina, per esempio, durante la seconda guerra mondiale, e che in qualche misura esistono ancora. E questo può spiegare perché certa gente si infervora  così tanto sul giusto modo di fare le cose nel mondo leather.  Dopo tutto, le tradizioni vanno preservate e rispettate!.

Il primo accenno al fatto che queste regole non fossero degli standard mi venne sotto forma di una sorprendente conversazione che ebbi con un anziano del mio clan quando stavo pianificando la mia prima visita alla Costa Orientale da Denver – avevo 20 anni, all’epoca. Mi prese da parte e mi spiegò accuratamente che all’Est Master e Top “indossavano” sul lato destro – portavano le chiavi sull’anca destra, e non a sinistra, come era usuale ad Ovest del Mississipi. Il fatto stesso che conoscesse questa differenza lo qualificava ai miei giovani occhi come uno di “Color che Sanno”, ma io fui stupefatto da quella informazione. (Oggi lo standard della Costa Occidentale è diventato mondiale, ed i Dominanti portano le loro insegne a sinistra).

In pubblico i baroni tendevano a rispettarsi a vicenda, ma in privato molti di loro si criticavano a vicenda, man mano che  le differenze nei protocolli cominciavano ad emergere. Gli affiliati di ogni barone venivano messi al corrente delle sue opinioni in materia. Alla fine, pettegolezzi ed intolleranza cominciarono ad esigere il loro pedaggio.

Quando il crollo delle tariffe mise i viaggi aerei alla portata delle classi medie  e inferiori, gli americani cominciarono a muoversi di più, ed i leathermen  presto scoprirono che c’erano notevoli differenze da luogo a luogo nel modo in cui le cose venivano fatte. Alcuni degli stessi baroni erano talmente provinciali da essere inconsapevoli dello spettro di variazione dei protocolli ne mondo leather. In Europa, il sistema feudale medioevale cominciò a disgregarsi in parte anche a causa del fatto che le classi inferiori divennero più colte e cosmopolite.

Col diffondersi della consapevolezza delle differenze nei protocolli, il rispetto per la classe dei baroni cominciò lentamente a cedere. Con la nascita delle organizzazioni SM all’inizio degli anni ’706, le informazioni cominciarono ad essere fornite a chiunque le chiedesse, ed il ruolo dei baroni divenne progressivamente meno importante. Molti dei baroni divennero insegnanti in queste organizzazioni, nei primi anni, e perciò stesso finirono per essere costretti loro stessi ad essere meno rigidi e dogmatici . E’ del tutto possibile che anche senza l’avvento dell’HIV, questi cedimenti nella Vecchia Guardia avrebbero comunque prodotto la situazione che conosciamo oggi, o qualcosa di molto simile.

Le differenze nei protocolli echeggiano ancora oggi, scopro spesso che i più critici nei confronti della Vecchia Guardia sono quelli che l’hanno conosciuta attraverso una delle sue manifestazioni più rigide e formali, mentre i meno critici hanno conosciuto una delle sue diramazioni più flessibili.   Oggi il popolo leather si è talmente rimescolato in giro per il paese che in ogni città si possono trovare le versioni Ortodossa, Conservatrice  e Riformata delle tradizioni della Vecchia Guardia, come nel giudaismo. Nei termini della Vecchia Guardia,  ortodosso è chi tende ai rapporti Master/slave, conservatore chi preferisce l’impostazione Top/bottom;  ed i riformati son quelli per cui “tutto va bene”.  Non c’è da stupirsi se i nuovi  arrivati si tengono da parte e scuotono la testa!

Quando l’HIV colpì l’ambiente leather, la Vecchia Guardia subì un colpo molto duro sin dall’inizio. Nel giro di pochi mesi, l’attenzione di tutti i clan in giro per il paese venne immediatamente rivolta a nuove sfide. La tradizione dei bikers club di raccogliere fondi per i soci in difficoltà venne facilmente adattata alla raccolta di fondi per le organizzazioni di beneficenza che cercavano di alleviare i danni crescenti  che l’HIV provocava nella vita delle persone. Molti dei primi e più efficienti leader  nella lotta contro l’HIV e le sue conseguenze vennero dal mondo leather proprio per questo – avevamo pratica nel campo.

Oltre alle terribili perdite che soffrimmo, la più sfortunata conseguenza dell’incubo HIV fu che molta dell’attenzione che gli anziani avevano dedicato all’aiuto ed alla socializzazione dei nuovi arrivati sulla scena – ai nostri giovani, per così dire, non fu più disponibile. Gli anziani cominciarono a preoccuparsi di aiutarsi l’un l’altro, o a cercare di farlo. E come in ogni cultura, quando gli anziani non trovano il tempo per i loro giovani, quegli stessi anziani diventano irrilevanti, ed i giovani cominciano a cercarsi la loro strada da soli.

I cedimenti della Vecchia Guardia furono il risultato della diffusione della consapevolezza della variabilità dei protocolli, dei modi scostanti con cui alcuni baroni trattarono chi faceva le cose in modo diverso, e dello sviluppo delle organizzazioni leather. Tutti questi cedimenti, e qualche altro, avrebbero garantito comunque un significativo cambiamento. E altrettanto lo avrebbe fatto l’assimilazione dei soldati che tornavano dal Vietnam come perdenti disillusi – così diversi dai trionfanti vincitori della seconda guerra mondiale. Ma  fu l’arrivo dell’HIV ad essere un  colpo di maglio per l’ecosistema sociale del mondo leather, la cui pietra di volta era la Vecchia Guardia, e da allora non è mai più stata la stessa. Nessuno di noi lo sarà.

Al suo meglio, la Vecchia Guardia fu ugualmente protettiva nei confronti dei nuovi arrivati e degli anziani, e offrì un modo equilibrato ed organizzato di affrontare sessualità impegnative e difficili e talvolta persino minacciose. Fu un modo ordinato per trasmettere informazione dagli anziani ai principianti, di generazione in generazione, in modo graduale, proporzionato alla capacità di apprendimento di ciascuno circa il modo di funzionare del mondo leather. Lo fece creando una rete di persone basata sull’affetto reciproco, il rispetto per l’età e l’esperienza, e l’interesse condiviso per attività socialmente proibite.

Preservò il mistero dei rituali leather da coloro che li avrebbero sfruttati per effetti teatrali, per lo chic, o per puro dilettantismo – tutte cose che oggi dobbiamo affrontare in una misura o nell’altra, e su una scala che avrebbe rattristato ed imbarazzato gli anziani di 30 anni fa.  Nel bene e nel male, la maggior parte di loro non sono qui ad assistere, oggi. Ma alcuni lo sono.

Al suo peggio, la Vecchia Guardia santificò dei pregiudizi chiamandoli “tradizioni”; il mito dell’addestramento come slave fa giusto al caso, la maggior parte dei Master non sapeva quasi nulla di sottomissione, per esempio. Tendeva anche a centellinare gli insegnamenti ai principianti, ed a sottovalutare il valore della loro partecipazione. Mentre favoriva l’amicizia assai bene, spesso aveva problemi con l’intimità vera ed era in difficoltà nell’integrare affettività e amore con la sessualità SM. E trovava veramente difficile trattare tutte queste cose in maniera vagamente aperta. Nello stesso tempo,fu tristemente elitaria, razzista e discriminante verso i giovani.

A  molti nel mondo leather, oggi la Vecchia Guardia appare piuttosto datata. E, naturalmente, lo è. Ma ugualmente datati sono Via col Vento; Fred Astaire  e Ginger Rogers; I club di Topolino; Nietzsche, Karl Marx e Freud. Chiaramente, c’erano cose buone mischiate con cose meno buone in tutto ciò. Certamente una delle ragioni per cui la gente coltiva ancora interesse per la Vecchia Guardia è perché mise un punto fisso ad un gran numero di cose estremamente sexy e che offrirono un assetto rassicurante all’espressione della Dominazione e della sottomissione… la miscela di autorità e sessualità.

Non è probabile che l’interesse per questa miscela svanisca molto presto. Via col Vento, dopo tutto, è stato appena riproposto, e ci si aspetta che le sale in cui verrà proiettato saranno affollate. In modo molto simile, la Vecchia Guardia è classica e senza tempo…  ed i giovani leather  stanno ritrovando un nuovo interesse per essa. Il tempo ce lo dirà.

 

Note alla traduzione.

1)      Sindrome intestinale omosessuale

2)      Disordine immunitario correlato all’omosessualità

3)      Altro termine intraducibile, entrato comunque ormai anche nel lessico italiano.
Con il termine groupie si sono identificate, a partire dagli anni sessanta, le ragazze che accompagnavano le rockstar in gran parte delle loro tournée, assecondandone con entusiasmo la vita sregolata e le sfrenatezze sessuali, e divenendo quindi vere e proprie componenti del loro entourage. Le groupie erano delle fan molto giovani (anche minorenni), le quali, oltre ad amare particolarmente la musica di un certo rocker o addirittura di diversi artisti, li seguivano nei loro tour, irresistibilmente attratte dal loro carisma, diventandone infatuate sostenitrici e intime amiche(da Wikipedia).

4)      Wannabe, è un vocabolo utilizzato sia come sostantivo che come aggettivo, originato dalla contrazione di want to be (voler essere). L’accezione neutra “aspirante”, utilizzata talvolta come traduzione imprecisa, non rende giustizia alla vera natura del wannabe, che risulta essere spesso uno scimmiottatore in buona fede o, nella migliore delle ipotesi, un emulo. L’aggettivo “aspirante” dà conto infatti di un’intenzione, senza interessarsi al risultato che viene conseguito: aspiranti attori, avvocati, santi, blogger vengono traslati in Inglese attraverso la locuzione would-be fatta precedere al sostantivo che identifica l’obiettivo delle loro aspirazioni e diventano rispettivamente would-be actor, would-be lawyer, would-be saint, would-be blogger . Un wannabe non è altro che un would-be che si scontra con i propri limiti e l’altrui giudizio (da Il Parolaio)

5)      Emily Post (1872-1960) autrice americana famosa per i suoi scritti a proposito di etichetta, il suo testo più famoso “Etiquette in Society, in Business, in Politics, and at Home”, scritto nel 1922, continuò ad essere consultato per decenni.
Martha Stewart (1941) è una conduttrice televisiva e intrattenitrice statunitense di origini polacche, conosciuta nel mondo televisivo e delle riviste  per i suoi progetti di cucina, giardinaggio, bon ton,fai-da-te, e, in generale, come guida nel lifestyle e nel ménage domestico.

6)      Le prime organizzazioni SM pansessuali dedicate all’orientamento ed al supporto indiscriminato dei sadomasochisti furono la The Eulenspiegel Society, fondata nel 1971 a New York, e la Society of Janus, fondata nel 1974 a San Francisco.



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