Questo post è parte di un articolo originalmente
pubblicato sul Bay Area Reporter, dove
tengo una regolare rubrica. L’ho scritto subito dopo aver partecipato alla Up Your
Alley Street Fair a San Francisco, una fiera urbana rivolta
principalmente ad un pubblico gay maschile. Troverete la versione originale qui
E così, un’altra intensa Up Your Alley Week è arrivata ed è
finita. Congratulazioni alla Folsom Street Events ed a tutti i volontari che
hanno organizzato ancora un’altra grande fiera di strada danzante. Un grande
abbraccio ed un ringraziamento a tutte le persone, i locali, i club, le
organizzazioni che hanno organizzato gli eventi collegati al weekend. Abbiamo
davvero una grande abbondanza di cose da fare qui nella Bay Area.
Mentre stavo seguendo i vari eventi la scorsa settimana, e
passeggiando lungo la strada durante la Up Your Alley, c’è una cosa che mi ha
colpito. La nostra Scena è viva e vegeta. E non soltanto viva e vegeta, ma
fiorente ed in crescita. Questa osservazione contraddice molti dei commenti
tristi e sconsolati che ascolto spesso a proposito della scena Leather e Kinky,
in particolare la scena gay leather. Credo che abbiamo bisogno di confrontarci
con la realtà.
(Per favore, tenete presente che i miei commenti riguardano
soprattutto la scena gay maschile, dato che la Up Your Alley è seguita soprattutto
dai gay maschi)
Dato che viaggio spesso nell’ambiente Kinky, sia localmente
che nazionalmente, mi capita di ascoltare un quantità dei più comuni commenti
sulla scena Leather, sia quelli buoni che quelli cattivi. Sfortunatamente,
ascolto anche troppi commenti negativi, che tendono a collocarsi in poche
grandi categorie. C’è la categoria: “La scena non è più quella di una volta”. Poi
c’è la categoria: “Vorrei che questi giovani rispettassero le tradizioni”. Infine,
c’è la categoria:”Questa gente non fa veramente parte della nostra Scena”.
Bene, ecco cosa ne penso.
Dunque, la nostra Scena non è più quella di una volta. Si, è
vero, ma nulla resta esattamente identico a se stesso, nel tempo. Si potrebbe
dire la stessa della comunità gay nel suo complesso. Neanche quella è la stessa
di un tempo, e molti di noi pensano che sia una buona cosa, perché adesso è
generalmente migliore. Quando guardavo i festaioli della Up Your Alley, così
come la gente che seguiva i molti altri eventi della settimana, quello che
vedevo erano un mucchio di persone che se la spassavano godendosi il fatto di
essere, semplicemente, se stessi. La nostra scena è oggi più aperta alla
individualià ed alla variabilità di quanto non fosse anni addietro, e francamente
io penso che questo sia uno sviluppo salutare. Perciò, no, la scena non è più
quella di una volta. Bene. Adesso è anche meglio.
Quanto ai giovani che non rispettano le tradizioni, mi
chiedo sempre a quali tradizioni si faccia riferimento. Tipicamente si tratta
di vecchie norme che erano care alle persone che adesso si lamentano. Il modo
in cui ci vestiamo, agiamo, socializziamo, giochiamo e ci identifichiamo non è
mai stata in realtà una cosa statica. Forse è sembrato così per quella
relativamente breve porzione di storia documentata a suo tempo dalla rivista
Drummer e qualche altra istituzione leather, ma la gente è stata sessualmente
alternativa per un bel po’ di tempo dopo che quelle istituzioni hanno cessato
di esistere.
I giovani non si sentono più condizionati da un numero ristretto
di scelte nel modo in cui vestire, agire, socializzare, giocare o identificarsi
quando esprimono la loro personale sessualità. Invece di riprodurre copie
esatte di quel che significava in precedenza essere kinky, stanno reinventando
e plasmando se stessi per essere autentici e felici nel perseguimento dello
loro avventure sessuali ed erotiche. E non lo stanno facendo soltanto i
giovani. Noto che un sacco di anziani, come me, stanno facendo la stessa cosa.
Affrancati dal fardello di dover rispettare una linea ufficiale riguardo il
modo di essere nella comunità, stanno adesso esplorando strade aperte dalla più
ampia diversità che caratterizza oggi la scena contemporanea.
Quando sento commenti circa il fatto che qualcuno non fa
veramente parte della nostra scena perché non rientra in qualche formula
artificiosa a proposito di quel che significhi essere leathermen, mi viene da
ridere. Io ricordo i tempi in cui i sadomasochisti convinti venivano evitati
dai bikers e dai frequentatori del bar leather. Mi ricordo di quando gli appassionati
di fisting erano una nicchia marginalizzata della scena leather. Mi ricordo di
quando molti leathermen americani disprezzavano chi indossava latex come se stesse violando
qualche sacra regola di vestizione che ogni “vero” kinky gay avrebbe dovuto
rispettare.
Adesso che abbiamo amanti del latex, pet players, BDSMers, fistatori,
appassionati di abbigliamento sportivo, esploratori delle dinamiche di potere,
ed una sequela di feticisti e sperimentatori erotici, tutti riuniti sotto l’ombrello
della sessualità alternativa, sento ancora qualche tale inflessibile proclamare
che tutti costoro non appartengono veramente alla nostra scena.
Bene, quel che ho da dire è, lasciate perdere. Fanno tutti
parte della nostra scena, ed io penso che la nostra scena sia più ricca grazie
a loro. Non ho neanche dubbio che tra qualche anno emergerà qualche altro
sottogruppo di praticanti che si guadagnerà
gli stessi apprezzamenti negativi solo perché oseranno esprimere la loro
sessualità e la loro identità erotica in modi aderenti al loro personale sentire
in termini di sessualità alternativa. Io sarò probabilmente tra i primi a dar
loro il benvenuto.
Il cambiamento è un principio universale. E’ uno di quei
principi che permea qualunque cosa nelle nostre vite. Cambiano i nostri
interessi professionali. I nostri interessi sociali. La cerchia dei nostri
amici. Gli argomenti che ci interessa studiare. I nostri hobbies. Ogni sorta di
cose. Mentre cresciamo nel tempo come esseri umani, noi evolviamo, e cambiamo.
E se cambiamo in tutte queste cose, perché non dovremmo cambiare anche come kinksters.
E se cambiamo come kinksters, non dovrebbe cambiare anche la scena nella quale
ci manifestiamo? Se non cambiamo, ci limitiamo a stagnare.
A parte ogni atto che manchi di rispetto, o mini la
sicurezza degli altri, se mai qualcuno dovesse dirti di fare o essere qualcosa
che non corrisponda al tuo personale modo di essere un leatherman o un Kinkster,
specialmente se premette “questa è la tradizione” o “questo è il giusto modo
per farlo”, non dargli retta senza discutere. Sii critico. Sii te stesso.
Accetta la crescita ed il cambiamento in te stesso, e nella scena che te ed
infiniti altri come te stanno esprimendo intorno a te. La scena appartiene a te
come a chiunque altro, non importa quel che chiunque possa dire.
Io ti raccomando di abbracciare il cambiamento, non di
resistergli.