Nick:  Password:  Ricordami: Cookies non abilitati!    Ricorda Password  REGISTRATI
Home   
Cos'è il BDSM   
News   
Novità   

ConCorsetto   
Gallery   
Forum   
Taccuini   
Puntine   

L'Esperto   
Pervipedia   
Interviste   
Articoli   
Poesie   
Racconti   

Regioni   
Eventi&Feste   
Inserzioni   

Sondaggio in corso!  Sondaggi   
Links   

Help e FAQ   


SM: quando il dolore diventa piacere. Lo yoga per un approccio consapevole e condiviso
di slaveromano71
inserito da slaveromano71 - 18/11/2017 - Letto 1831 volte.

SM: quando il dolore diventa piacere. Lo yoga per un approccio consapevole e condiviso. Di Slaveromano71* e Radaaria**.

 

 «Abbiamo tutti un dolore. Perché non lo possiamo condividere?” (Tratto da Segreti e bugie, di Mike Leigh 1996)

 

Cosa sentiamo quando causiamo o riceviamo dolore?

Per sgombrare il campo da un primo, possibile, equivoco, diremo subito che il “dolore” di cui stiamo riflettendo è “il dolore che diventa piacere”: un dolore fisico o emotivo, frutto di un’esperienza “di gioco” vissuta “consapevolmente” e consensualmente, in piena salute e sicurezza.

Un modo per rispondere alla domanda iniziale è quello di scomporre il dolore nelle sensazioni, emozioni primarie ed emozioni secondarie (sentimenti), spogliandoli il più possibile dai condizionamenti della “coscienza” e dai costrutti mentali: caldo, freddo, sensazione di pesantezza o leggerezza, ruvido, liscio, formicolio, zone del corpo in cui sentiamo piacere, zone del corpo in cui sentiamo “dispiacere”, senso di occlusione o oppressione.

Lo scopo non è quello di “non pensare” ma, al contrario, di “riunire corpo, anima e mente”, Yin e Yang. Per realizzare questo obiettivo è fondamentale acquisire piena consapevolezza delle sensazioni, e delle emozioni in rapporto al nostro Io. Un percorso di lavoro è costituito dalla scomposizione fra sensazioni, emozioni e sentimenti, partendo da ciò “sentiamo” nel nostro corpo, continuando con l’esplorazione delle nostre “emozioni primarie”, per poi ancora concentrarci su quelle “secondarie” (che per comodità, e scegliendo un approccio che a noi piace di più, chiameremo “sentimenti”).

Possiamo utilizzare la meditazione e lo yoga, usando “i chakra” come centri di energia corporea e spirituale per indagare il nostro rapporto col dolore, emotivo o fisico che sia.

Lo scopo di questo approccio non è quello di “sentire” o “provare” più o meno dolore o di imparare a sopportarlo meglio, per attenuarlo fino a dissociarci da esso (cosa che, tuttavia, si può anche fare attraverso l’uso dello yoga o l’utilizzo della trance) o di amplificarne la sensazione ma imparare a isolare, scomporre e ricomporre le diverse esperienze di senso, emotive e affettive, correlate al dolore.

Ma cosa sono le sensazioni, rispetto alle emozioni e ai sentimenti?

Le sensazioni sono impressioni prodotte da uno stimolo esterno. Lo stimolo può essere di natura psichica o fisica ma agisce sui nostri sensi. Fra le sensazioni fisiche sono annoverabili quelle collegate direttamente ai cinque sensi: il bruciore di una scottatura o un brivido di freddo sulla pelle, la sete, la fame, l’istinto sessuale di tipo fisico, un odore persistente, il rumore di un suono ma anche il dolore fisico da impatto in sé, non associato ad una qualche forma di interazione.

Le emozioni vengono causate invece dalla sfera dei pensieri. Sono la paura, la sorpresa, l’angoscia, il panico, l’allegria, la rabbia, il nervoso, l’attrazione, il desiderio. Hanno una persistenza maggiore rispetto alle sensazioni e a volte tardano a scomparire, ma sono ancora troppo brevi, comunque poco durature.

Alcune sensazioni, attraverso l’esperienza ed il ricordo, possono evocarci emozioni più durature. Tale è il rancore associato ad un dolore eccessivo e ritenuto ingiusto causato da altri, o il desiderio di punire un’altra persona per aver trasgredito ad un ordine, impulsi che possono verificarsi in una scena BDSM.

 

La scienza non è concorde nello stabilire quanto l’associazione emozioni e zone corporee sia più o meno indipendente dall’esperienza e dai ricordi delle persone. Nell’ambito della psicologia e della biologia non c’è piena intesa sulla classificazione fra sensazioni, emozioni primarie e secondarie, a causa delle profonde interazioni fra mente e corpo che agiscono anche sulle sensazioni, le emozioni primarie – innate e presenti in ogni popolazione – e le emozioni secondarie, che invece originano dalle primarie e nascono dall’interazione sociale. 

Emozioni e sentimenti spesso vengono confusi tra di loro: si tratta in realtà di fenomeni/processi contigui che si differenziano sostanzialmente per intensità e durata. Nello specifico le emozioni primarie sarebbero emozioni meno intense e di breve durata e ad uno stadio di consapevolezza più basso. Le emozioni secondarie, che noi qui per brevità chiameremo “sentimenti”, sono invece emozioni più complesse, perché dipendono da un certo grado di introspezione poiché implicano e coinvolgono il concetto che una persona ha di sé e coinvolgono il nostro rapporto con l’altro-

Le emozioni primarie dunque sono reazioni che potremmo dire innate mediante le quali ci avviciniamo (felicità, rabbia, sorpresa, interesse) ad una persona o ad un oggetto o ci allontaniamo da esso (tristezza, paura o disgusto). Rappresentano una primissima forma di adattamento al contesto ambientale e sociale.

Le emozioni primarie preparano l’organismo ad affrontare le sollecitazioni derivanti dall’ambiente esterno grazie al sistema nervoso centrale, al sistema muscolo – scheletrico, alla circolazione cardiovascolare ma è anche vero il contrario e cioè che spesso alcune emozioni sono innescate dalla percezione del proprio stato corporeo.

I sentimenti (o emozioni secondarie) sono emozioni più durature, anche per un’intera vita e sono anche le più profonde, come l’amore, la serenità, la felicità, il dolore emotivo causato da altri, l’odio, la pace. Sono ciò che rimane, ciò che riemerge lentamente quando ritorna il silenzio, quando si arresta la tramontana, quando smettiamo di ridere a crepapelle dopo una serata passata con amici. Oppure, dopo una scena BDSM, quando torniamo a casa e godiamo dei segni e delle ferite inferte sul nostro corpo o su quello degli altri, che diventano un modo per continuare a “sentire l’altra/o”. Oppure la gratitudine che ci porta a soffrire per l’altro o quella stessa che ci porta a coccolare la persona sottomessa in un aftercare.

Le sensazioni corporee associate alle emozioni di tipo secondario, legate all’amore, all’odio, alla preoccupazione, alla vergogna, alla gelosia, alla depressione, mostrano in genere una relazione più lieve rispetto alle sensazioni corporee collegate alle emozioni primarie come la paura, la  felicità, la rabbia, la sorpresa e la tristezza, l’ansia.

Le emozioni sono spesso associate a sensazioni corporee che possono interessare aree specifiche del corpo. Come quando sentiamo un forte magone a seguito di un dolore emotivo molto forte, ad esempio, oppure quando proviamo un senso di esaurimento e spossatezza fisico per effetto di una lunga prova d’ansia.

Le sensazioni positive sembrano riflettersi soprattutto sugli arti superiori e quelle negative su quelli inferiori (depressione, tristezza), mentre le emozioni di impatto si riflettono quasi sempre sugli arti superiori, laddove forse la reazione allo stimolo esterno deve essere più immediata in una situazione di pericolo o di aggressione. E’ il caso della rabbia, della collera o dell’amore. La felicità, in questo senso è associata ad un miglioramento dello stato fisico generale, cosi come la depressione o il panico al suo peggioramento.

Concentrarci sulle nostre corrispondenze fra stimoli esterni e zone corporee ci può permettere di vivere in modo più consapevole l’esperienza del dolore nostra o dell’altro.

Quando ci approcciamo al dolore ricevuto o somministrato sentiamo caldo o freddo? Ci sentiamo solidi o liquidi? Proviamo gioia o tristezza? E ancora cosa proviamo nell’interazione con l’altra/o? Paura, affetto, gratitudine, stima, fiducia, perdono, invidia, gelosia, rabbia?

E ancora, cosa “visualizziamo” nella nostra mente, se dovessimo immedesimarci in un determinato animale? Proviamo ad immaginarlo (escluso il cane o il pony o il cavallo perché sono associati ad un’immagine “filtrata” dalla mente, legata allo stereotipo di ruolo) eppoi riflettiamo sulle emozioni che l’immedesimazione con quel tipo di animale ci procura.

Questa scomposizione ci consentirà di prendere coscienza delle nostre sensazioni fisiche e con le emozioni, senza identificarci con le emozioni stesse. Infine, possiamo concentrarci sulle emozioni secondarie, chiamando in causa la persona con la quale interagiamo, interrogandoci su qual è l’emozione secondaria (sentimento) che proviamo verso l’altra persona.

Con lo yoga possiamo spostare la nostra attenzione verso il nostro corpo. Attraverso il respiro possiamo entrare più profondamente in noi, senza perdere il contatto con il mondo esterno.

Imparare ad ascoltare le sensazioni, le emozioni ed i sentimenti richiede un po’ di pratica.

Un modo per farlo è quello, attraverso la concentrazione, di sintonizzare la mente sul nostro corpo, cercando di comprendere per esplorare ciò che le accade quando è soggetta ai diversi stimoli esterni o corporei.

Un altro modo per farlo è quello di usare la meditazione e, all’interno delle diverse pratiche meditative, lo Yoga.

Il cervello emette delle onde elettromagnetiche che determinano diversi stati di coscienza. Al tempo stesso le sollecitazioni che provengono dal mondo esterno sono in grado di modificare i nostri stati di coscienza e dunque anche la frequenza delle onde elettromagnetiche prodotte dal nostro cervello

La frequenza delle onde cerebrali è misurata in Hertz (cicli al secondo).

Le onde, e dunque le frequenze prodotte dal cervello umano, variano a seconda del tipo di attività cerebrale in cui si è impegnati.

La scienza oggi concorda generalmente sulle funzioni associate alle onde elettromagnetiche e le classifica in base a quattro tipi di “onde”, distinte a seconda della loro frequenza:

·    le onde Beta hanno una frequenza che varia fra i 12 -14 hertz fino ai 30 hertz. Sono prodotte dal cervello in una situazione di piena coscienza ed in stato di veglia. Ad esempio probabilmente il nostro cervello sta producendo onde Beta adesso, mentre stiamo leggendo;

·   le onde Alfa variano dai 7- 8 hertz ai 14 hertz e sono tipiche della veglia ad occhi chiusi e degli istanti precedenti l'addormentamento, delle fantasie diurne e degli stati ipnotici;

·    le onde Delta variano da 0,1 a 4 hertz e caratterizzano gli stati di incoscienza totale ed il sonno profondo.

·    le onde Theta variano dai 4 a 7 - 8 hertz e caratterizzano gli stadi 1 e 2 del sonno REM ma sono anche le onde solitamente prodotte nei nostri stati emotivi più profondi.

·    le onde Gamma, di più recente scoperta, variano dai 30 hertz delle onde Beta, fino ad oltre i 40 hertz e contraddistinguono le situazioni di precognizione, elaborazione di informazioni particolarmente complesse o risposte emotive estreme. Sono di brevissima durata.

Il ciclo del sonno - attraverso le fasi del sonno non REM e del sonno REM - è caratterizzato da una fase di circa mezz’ora nella quale produciamo onde beta, per poi passare, attraverso le onde Alfa e Theta, alle onde Delta, per poi tornare nello spettro delle onde Alfa, dove si producono i sogni. Se impariamo a controllare le frequenze cerebrali, possiamo passare dalle onde Alfa, alle onde Theta, senza addormentarci.

Le onde Alfa sono associate ad uno stato di coscienza vigile e ricettiva ma rilassata, durante il quale si realizza un perfetto equilibrio fra l’attività dell’emisfero destro e di quello sinistro del cervello. In presenza di una perfetta sincronizzazione il sistema endocrino, attraverso l’ipofisi, secerne una abbondante quantità di endorfine.

Di solito vengono prodotte in momenti di forte introspezione, per effetto della meditazione e si verificano, ad esempio, durante la meditazione o lo yoga. Nello stato Alpha generalmente si presenta una sincronizzazione e un equilibrio tra emisfero destro e sinistro. In questo stato la produzione di endorfine è particolarmente elevata.

Le endorfine vengono rilasciate come risposta agli stimoli nervosi che raggiungono la colonna vertebrale. Sono dotate di una potente funzione analgesica ed eccitante, con effetti simili alle sostanze oppiacee.

Arrivati nella dimensione “alfa” (tra 7 e 14 hertz) possiamo sentire quello che accade al nostro corpo senza fermarsi a una qualsiasi valutazione positiva o negativa delle emozioni.

Possiamo, dunque, rispondere alle sollecitazioni del dolore producendo ulteriori endorfine, attraverso il passaggio allo “stato Alfa”. Al tempo stesso possiamo posizionarci meglio nei confronti del dolore, concentrandoci fino a giungere nello stato Alfa.

Questa pratica ci permette di prendere automaticamente distanza dai nostri pensieri incessanti e di accettare cosa sta avvenendo dentro di noi, senza dover per forza “comprendere” psicologicamente il “perché”.

Al tempo stesso, attraverso la pratica meditativa, possiamo giungere fino alle onde Theta, dove si verifica uno stato di subcoscienza che ci consente di raggiungere stati particolare di benessere, come la trance. Gli stati ipnoidi, quelli causati dal training autogeno o da una reiterata situazione di rilassamento, all’inizio innescata anche da una sovrapproduzione di endorfine provocano la trance.  Le Theta sono denominate onde della guarigione per le loro potenzialità straordinarie e benefiche sul corpo umano.

 

 

“E’ doloroso riuscire a rilassarsi. Entrate in trance e il dolore svanirà” (Alexander Simpkins)

 

La trance, tuttavia, proprio perché è uno stato che proviene dall’inconscio, può presentare situazioni di pericolosità di fronte a sollecitazioni emotive particolarmente estreme, come quelle che causano un forte dolore.

 La meditazione e la conoscenza del nostro corpo, l’esplorazione delle sensazioni e delle emozioni associate agli stimoli esterne ci possono consentire di approcciare al dolore in modo maggiormente cosciente e consapevole.

L’uso dei “Chakra” ci può aiutare a “sentire meglio” e ad indagare le “zone” del nostro corpo che maggiormente ci “inviano un feedback” rispetto a ciò che stiamo facendo.

Cosa sono i Chakra? Sono centri di energia situati in prossimità degli organi fisici e dei centri nervosi più importanti e secondo i testi orientali classici sono più di un centinaio. Noi prenderemo in considerazione i sette Chakra principali situati lungo la colonna vertebrale.

 



“E’ possibile sapere qualcosa ma non capire cos’è e poi, di nuovo, capire qualcosa ma non sapere cos’è” (Milton Erickson)

 

Di seguito vi proponiamo una speciale mappa della consapevolezza, con lo scopo di considerare i Chakra principali come determinate sedi fisiologiche in connessione con determinate parti del corpo, con il sistema nervoso o il sistema endocrino ma anche di  associare ad essi i nostri istinti e le nostre pulsioni, collegandoli a determinati “archetipi”, da considerare come “immagini simboliche” impresse nella nostra psiche, frutto della nostra energia istintuale o, al contrario per chi crede nella reincarnazione, come “figurazioni” su cui sono impresse le matrici che guidano l’essere umano.

James Hillman, psicoanalista e filosofo, definisce gli archetipi come i modelli più profondi del funzionamento psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo. Essi sono le immagini assiomatiche a cui ritornano continuamente la vita psichica e le teorie che formuliamo su di essa”.

Lo psicologo Carl Gustav Jung definisce gli archetipi come immagini originarie e ancestrali, profondamente radicati nella psiche umana, ovvero, "modelli funzionali innati costituenti nel loro insieme la natura umana".

Per Jung, oltre che l’inconscio individuale, esiste un inconscio collettivo che si esprime attraverso gli archetipi cioè modelli di funzionamento del comportamento umano che si manifestano in ogni cultura, prendendo voce dalla mitologia, dalle favole e dai modelli culturali che si sono tramandati nel corso dei secoli e sono giunti fino a noi, racchiudendo i principali temi dell'uomo dall'origine dei tempi.

Possiamo entrare in contatto con gli archetipi attraverso l’ascolto delle nostre emozioni ma anche mediante i sogni che ci possono aiutare nel processo di costruzione della consapevolezza del nostro stato psichico o emotivo.  Gli archetipi si manifestano nella nostra esperienza quotidiana, oltre ogni dimensione spazio – temporale - manifestandosi attraverso immagini, simboli e miti, a livello del nostro subconscio.

Quanti sono gli archetipi? Probabilmente infiniti ma proprio perché rappresentano figurazioni simboliche della nostra vita, del nostro viaggio interiore e del nostro stare nel mondo, i diversi studiosi ne hanno proposto una mappatura diversa. Per Jung esiste una struttura archetipi basata, principalmente, su 4 grandi categorie: la Persona, l'Ombra, l’Animus e Anima, il Sé.

Lo storico Joseph Campbell, analizzando gli studi di Jung, ha rielaborato gli archetipi attraverso l’uso della mitologia, utilizzando il “mito dell’eroe” per simboleggiare il viaggio attraverso la nostra vita.

Per Campbell: “Il viaggio dell’eroe è fondamentalmente interiore, un viaggio verso profondità in cui oscure resistenze vengono vinte e resuscitano poteri a lungo dimenticati per essere messi a disposizione della trasfigurazione del mondo… il periglioso viaggio non ha per scopo la conquista, ma la riconquista, non la scoperta ma la riscoperta. L’eroe è il simbolo di quell’immagine divina e redentrice che è nascosta dentro ognuno di noi e che aspetta solo di essere trovata e riportata in vita”.

Per lo sceneggiatore statunitense Chris Vogler (The Writer's Journey: Mythic Structure For Writers, saggio tradotto e pubblicato in italiano con il titolo “Il viaggio dell'eroe”), gli archetipi fondamentali, infine, sono 7: l'eroe, il mentore, il Guardiano della soglia, il Messaggero, il Mutaforme, l’Ombra e l’Imbroglione.

Di seguito abbiamo accostato alcuni archetipi ai Chakra principali, che abbiamo messo in connessione con i punti principali del nostro corpo, alle sensazioni, alle emozioni primarie e a quelle secondarie.

Ovviamente, questo contributo non ha alcun valore scientifico ma costituisce il tentativo di indicare una “via ulteriore ed alternativa verso la consapevolezza”, attraverso l’uso dei Chakra, dei nostri istinti e delle nostre pulsioni, fino alla “condivisione”, attraverso il gioco, con l’altro. 



Una mappa  per riunire mente, sensazioni, emozioni e sentimenti


Primo Chakra

Parte del corpo

Plesso coccigeo, intestino retto

Istinto

Autoconservazione, sopravvivenza

Percezione durante l’agire in ruolo

Stabilità, autocontrollo; io “sono”.

Sensi

Olfatto, vibrazione

Emozioni primarie

Paura

Emozioni secondarie

Rabbia, ferocia, panico

Sentimenti

Ego sfrenato, eccessiva instintualità,

Blocco, limiti, chiusura

Accidia, pigrizia. Instabilità, sradicamento, preoccupazione per sopravvivenza (può essere materiale, inadeguatezza)

Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play partner

Solide basi, dinamismo, spontaneità

Archetipo junghiano

Ombra, l’Innocente

Elemento

terra

Colore

Rosso

 


 Secondo Chakra

Parte del corpo

Plesso sacrale o zona pelvica, apparati riproduttivi.

Istinto

Sessuale, Rapporto con la diversità

Percezione durante l’agire in ruolo

Io sento; ricerca di equlibrio

Sensi

Lingua, gusto.

Emozioni primarie

Desiderio

Emozioni secondarie

Possesso, frustrazione, appagamento, vergogna.

Sentimenti

Lussuria

Blocco, limiti, chiusura

Inibizione, impotenza, frigidità

Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play partner

Moderazione, controllo, equilibrio sessuale

Archetipo junghiano

Anima

Elemento

acqua

Colore

Arancione

 


Terzo Chakra

Parte del corpo

Stomaco, fegato, milza

Istinto

Estroversione

Percezione durante l’agire in ruolo

Io posso; desiderio di evoluzione, cambiamento.

Sensi

Vista.

Emozioni primarie

Empatia, inquietudine, ansia, oppure aggressività, collera

Emozioni secondarie

Confronto/scontro, simpatia/antipatia, Comando/dipendenza, invidia, vergogna

Sentimenti

Onnipotenza, arroganza, invadenza, dominio

Blocco, limiti, chiusura

Egoismo, insicurezza, remissività, mancanza di iniziativa

Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play partner

Volontà di trasformazione, sicurezza, autostima. Riesame del concetto di potere: da esteriore ad interiore; competizione lascia il posto a cooperazione

Archetipo junghiano

Guerriero

Elemento

Fuoco

Colore

giallo

 


Quarto Chakra

Parte del corpo

Cuore, polmoni, respiro

Istinto

Passione o regressione

Percezione durante l’agire in ruolo

Io amo; ricerca di armonia.

Sensi

Tatto, pelle.

Emozioni primarie

Amore, bisogno di amore

Emozioni secondarie

Odio, gelosia, ira, delusione, disperazione

Sentimenti

Benevolenza, fanatismo, integralismo, leggerezza

Blocco, limiti, chiusura

Sensi di colpa, svalutazione di sé, repressione

Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play partner

Equilibrio fra mente e corpo, fratellanza

Archetipo junghiano

L’amante, l’orfano

Elemento

Aria

Colore

verde

 


Quinto Chakra

Parte del corpo

Gola, plesso faringeo, collo, spalle

Istinto

autorealizzazione

Percezione mentre faccio male o provo dolore

Io creo, Io insegno, io comunico

Sensi

Udito, pienezza

Emozioni primarie

Serenità e pace interiore

Emozioni secondarie

Calma, armonia, umiltà

Sentimenti

Superbia, reticenza,

Blocco, limiti, chiusura

Inganno, ingordigia, isolamento, accidia

Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play partner

Autorealizzazione, creatività, comunione

Archetipo junghiano

Il creatore, il vecchio saggio

Elemento

Cielo, etere

Colore

Azzurro

 


Sesto Chakra

Parte del corpo

ipotalamo, occhi, fronte

Istinto

intuizione, fusione con sé

Percezione mentre faccio male o provo dolore

Io percepisco; tendenza alla “fusione” delle proprie “dualità”.

Sensi

Intenzione, (organo di senso “mente”)

Emozioni primarie

Completezza

Emozioni secondarie

Supremazia

Sentimenti

Comprensione e consapevolezza superiore

Blocco, limiti, chiusura

Illusione, dubbio

Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play partner

Conoscenza

 

Archetipo junghiano

Sé, Il sovrano, il cercatore

Elemento

Luce

Colore

Indaco

 


Settimo Chakra

Parte del corpo

Ghiandola pineale

Istinto

pace interiore, Eliminazione

Percezione mentre faccio male o provo dolore

Io so, controllo assoluto

Sensi

Illuminazione, estinzione

Emozioni primarie

Cinismo

Emozioni secondarie

Oltre ogni emozione

Sentimenti

Superbia

Blocco, limiti, chiusura

Superbia, desiderio di annullamento

Sviluppo attraverso la coscienza e la condivisione con il play partner

Fusione assoluta con sé e l’altro, illuminazione

Archetipo junghiano

Il mago, il distruttore

Elemento

Coscienza

Colore

bianco

 

 * Radaaria, insegnante certificata KRI di Kundalini yoga dal 2002, e Slaveromano71, appassionato di parapsicologia, riflessologia ed autoipnosi.

**Per contatti potete scrivere a Slaveromano71 e Radaaria su www.Legami.org, oppure: Angelo Lancelot (Slaveromano71) e Daria Redi (Radaaria) su FB



Link:

Embed HTML:


Tutti i diritti riservati - LEGAMI.ORG - Regolamento