A partire dallo stereotipo del ruolo/comportamento riconosciuto socialmente come maschile o femminile, si intraprende un viaggio nella ridefinizione di genere del proprio corpo, genere inteso come sguardo su di sé, sull’altro e sullo spazio pubblico.
La proposta dello stereotipo è un punto di partenza condiviso, da cui il corpo e l'immaginario possono trarre stimoli per guardarsi/ascoltarsi/percepirsi. Ciò che infine prende vita non è uno scimmiottamento del maschile e del femminile sociale ma il corpo dei propri maschili e femminili, personali e peculiari, che emergono dai propri modelli di riferimento, immaginari erotici, background antropologici. Il tutto è agito dal corpo, dalla sua vibrazione, dallo/dagli specchi che lo riflettono, dalle relazioni che ne scaturiscono al di là del politicamente corretto, che rischia spesso di censurare la lettura/scrittura della propria storia.
Gli strumenti saranno la postura del corpo, il rapporto con lo spazio, la voce, i gesti, il gioco di ruolo, il travestimento e il trucco.
Sarà una consapevole performance di genere in cui poter sperimentare l’invisibilità del neutro maschile e l’oggettivazione del femminile e abitare come fosse un luogo la con-fusione tra osservator* e osservat*.
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